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Avete mai sentito parlare della "trappola di Tucidide"?


In questi tortuosi e infausti tempi l’argomento preferito di televisioni e giornali è l’andamento del conflitto russo-ucraino.

A quasi un anno dallo scoppio della guerra, i più attenti osservatori e i più curiosi ancora si domandano quali siano le reali cause e chi sia il vero carnefice anche se risulta impossibile individuarlo in una sola fazione.

Prima d’oggi la cosa certa era che ogni singolo occidentale fosse tutto men che disposto a rischiare una guerra, ma visti i recenti avvenimenti potremmo iniziare a dubitare anche di ciò che inizialmente determinava una certezza.

Tuttavia, per comprendere al meglio il complesso meccanismo di guerra ed entrare nel vivo dell’azione, è bene comprendere quella che viene chiamata “trappola di Tucidide” che potremmo considerarla come la chiave per capire l’esito della guerra in Ucraina.

Ma chi era Tucidide?

Tucidide fu uno storico militare dell’epoca classica greca che ipotizzò lo scoppio della guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta a causa del timore della grande e potente Sparta sull’egemonia territoriale che stava acquisendo Atene.

Sono tre i principali motivi che hanno mobilitato Sparta: paura, potere, onore.

Un po’ ciò che sta accadendo oggi, a distanza di millenni.

La trappola scatta quando una grande potenza, che si sente minacciata dalla decadenza, ritiene di poter fermare quel processo di involuzione attaccando i territori limitrofi più deboli e subordinati.

Secondo alcuni storici, nel conflitto russo-ucraino il meccanismo sembrerebbe essere il seguente:

L’Atene-Russia, decaduta, parte e assale Delo-Ucraina con il tentativo di conquistarla.

Però, a difesa della fragile Delo abbiamo Sparta-Usa che rovina Atene.

Ma se invece fosse il contrario?

E se nella trappola di Tucidide fosse in realtà caduta Atene-Usa che, desiderosa di abbattere la Delo-Russia, sia incappata nella Sparta-Cina? E se questa guerra sta solidificando l’alleanza tra la Russia e la Cina?

Questo a noi è ancora ignoto, tutto ciò che possiamo fare è tenere occhi e orecchie aperte.

Una cosa è certa; come diceva Marco Antonio, il misfatto è ormai compiuto.


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