Articolo di Sante Cristofaro
Caso vuole che la storia di Beatrice Orlando sia diventata, a tempo debito, una questione nazionale intorno alla quale v’è celato un dibattito non indifferente e meglio riassunto nel seguente quesito: Come supplire alla noncuranza di uno Stato riguardo l’abbandono dei randagi? Nulla di nuovo. Lo scorso 6 Agosto una donna è stata aggredita da una simpatica famigliola che Procura e Tso parrebbero, alla luce dei fatti, contendersi vicendevolmente. Marito, moglie, figlia e fidanzato di quest’ultima le hanno sbarrato la strada mentre tornava a casa; qualche istante dopo, fu scatenato l’inferno (tanto per parafrasare Luca Ward). “Mi hanno pestata a sangue solo perché ho cercato di prendermi cura di alcuni cagnolini denutriti. Nessuno mi ha difesa”, queste le parole della donna, 42 anni, tra cenni di terrore e sgomento post-traumatico. Tuttavia, ciò che più s’evince è certamente l’incredulità riguardo l’accaduto. Avete capito bene: ancora una volta si parla di randagi e di intolleranza. “Neanche li conosco. Davvero. Non gli ho fatto niente. Mi hanno rotto anche i denti”, continua così la donna all’interno di un post Facebook. Il contenuto di questa vicenda credo abbia raggiunto un apice di paradosso così rilevante da lasciar intendere molto riguardo il perché e il percome la gestione dei randagi sia così poco agevole in Italia e desti così tante preoccupazioni tra i cittadini. E fidatevi, ci sono occhiate di disprezzo da parte di un’ingente mole di individui, disprezzo che coinvolge direttamente questi eroi in borghese. L’accusa infamamente è chiaramente quella di inquinamento. Possiamo, giunti a questo punto, parlare di guerra tra poveri? Si, abbiamo tutti gli elementi necessari, ma questa resta solo un’espressione di fatto. Meritate di certo un’analisi più appropriata. È questo un esempio di brutalità gratuita alimentata dal disprezzo per l’uomo e dal non rispetto per la vita, animale ed umana. Intendiamoci, dire che la donna in questione sia “giuridicamente immacolata” non è necessariamente un atto dovuto, dato che nutrire un randagio, anche se in condizioni di patimento, come in questo caso, potrebbe culminare in sanzioni di un certo rilievo. Sta di fatto che resta facoltà del Sindaco emanare ordinanze locali in cui si vieti di dare da mangiare ai randagi. Dunque lei è di Roma, ma durante l’atto di soccorso era in vacanza a Tortora (in Calabria). Ovviamente questo non è un modo per paragonare un aggressione molto grave ad una banale sanzione per inquinamento di suolo pubblico, e mi vogliano perdonare gli amici ambientalisti che ci seguono. Sono stati alcuni operatori dell’Empa a chiederle di dar da mangiare ai cuccioli denutriti, poiché per il sopralluogo avrebbe dovuto attendere almeno 3 giorni. Probabilmente conveniva agire. Lei è una ricercatrice, questo è il suo lavoro. Ed, in base alle sue dichiarazioni, non era stata lei a deturpare il sito ove è stato consumato l’abominevole reato di soccorso. Alle volte risulta opportuno rispondere ad uno Stato che trasuda incoerenza con atti di mera disobbedienza civile, e non perché la cosa suoni più di sinistra, ma perché risulta l’unica soluzione per evidenziare l’horror vacui di cui la politica spesso si macchia. E questo il nostro paese lo sta lentamente imparando anche, tanto per fare un esempio, con l’amministrazione del Green pass in Italia. Un altro elemento interessante riguarda il mancato intervento dei testimoni presenti. Beatrice è stata aggredita in spiaggia, sulla via di ritorno. Non erano molti, ma di certo erano abbastanza i “sanza ‘nfamia e sanza lode”. E poi siam tutti bravi a versare lacrime che a stento osiamo definire “di coccodrillo”, perché evidentemente i nostri non sono mai stati cuori impavidi. Beatrice continua così il suo post, “devo davvero dire di dove sono. No, non sono stranieri. Fa notizia oppure no?“. Questa, in conclusione, la tragedia posta in termini di critica sociale alla potenza ennesima, e non costituita da inutile e passivo vittimismo. Una brava donna. Giovane ed intraprendente, questa Beatrice. Spero che la sua storia diventi, assieme ad altre storie ormai dimenticate da Dio, una vera questione nazionale. Si, effettivamente prima vi ho mentito, perché la cosa si autoconfina sempre ad un banalissimo caso di cronaca. E noi, di tutto questo, possiamo dirci esausti.
Comments