CONTESA DELL'ARTICO, CORSA TRA USA, CINA E RUSSIA. CI STIAMO PREPARANDO AD UNA NUOVA GUERRA FREDDA?

Il mondo è sconvolto da una forte crisi climatica che non sembra volersi arrestare.
L’Artico si sta sciogliendo, il livello del mare continua ad alzarsi sempre di più e sono numerose le nuove vie percorribili per il commercio via mare; è una situazione che allarma l’intero Pianeta, i potenti del mondo dovrebbero cercare di risolvere questo disastro ambientale al più presto ma al momento non sembra essere questa la loro priorità.
È solo ed esclusivamente uno l’obbiettivo dei grandi leader: la conquista di nuovi territori, stiamo tornando all’imperialismo, al colonialismo. Nel Manifesto del Partito Comunista Marx ed Engels hanno mostrato che il capitalismo, crea un mercato mondiale. Il dominio opprimente del mercato mondiale è la caratteristica che domina l'epoca in cui viviamo. Nessun paese, per quanto grande e potente possa essere, può sfuggire al richiamo del mercato mondiale. Gli obiettivi ad oggi non sono cambiati: lotta per il mercato e per il potere.
L’Artico è il nuovo campo di battaglia in cui si scontrano le grandi potenze mondiali: Cina, Stati Uniti, Russia. Il loro interesse è rivolto soprattutto alla grande quantità di risolse presenti sul territorio dell’emisfero boreale: pietre preziose, petrolio, uranio, miniere di carbonio. Con lo scioglimento dei maestosi ghiacciai artici si apre la via d’accesso a nuove strade percorribili che faciliterebbero il traffico marittimo e incrementerebbero il commercio via mare.
Il primo a comprendere le potenzialità delle risorse artiche fu, nel 2017, il leader della Federazione russa Vladimir Putin e fu proprio una grande petroliera russa a solcare per la prima volta i mari artici.
È forse possibile che sia questo il vero motivo degli attuali scontri che stanno stravolgendo i paesi dell’Est Europa?
Nel 2020 “L’inkiesta” pubblica un articolo il cui titolo potrebbe far accendere una lampadina. Si parla di guerra fredda, contesa e scontro per l’Artico, uno scontro iniziato già da quell’anno e che avrebbe presto ridefinito l’ordine globale.
Marzio Mian, giornalista e autore di “Artico. La battaglia per il grande Nord” (Neri Pozza, 2017), ci fa notare come il conflitto sia già iniziato da tempo. «C’è questa abitudine di parlare dell’Artide come di uno scenario di tensioni future, di previsioni, di ipotesi. In realtà è un fatto del tutto presente e, per alcuni aspetti, anche già passato».
Tra i tre grandi protagonisti di questa contesa (USA, Russia e Cina), la Russia è quella situata più a Nord e quindi avanza delle rivendicazioni particolari sul territorio artico.
A marzo 2020, quando la costituzione russa viene cambiata per far sì che l’attuale presidente rimanesse in carica fino al 2024, iniziano a trasparire i primi piani per la conquista dell’Artico.
Ritorniamo però ad oggi.
«La NATO deve aumentare la sua presenza nell’Artico» ha dichiarato il segretario della NATO Jens Stoltenberg in un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Welt am Sonntag. Durante l’incontro con il Primo ministro canadese Justin Trudeau, il segretario generale aveva allertato sulla «sfida strategica» posta all’Alleanza Atlantica dal nuovo comando artico della Russia: «La Russia ha istituito un nuovo Comando Artico, ha aperto centinaia di siti militari artici nuovi e dell’ex era sovietica, tra cui campi d’aviazione e porti in acque profonde». Si comprende quindi l’esigenza di aumentare la presenza della NATO sul territorio.
Ma si tratta realmente di una difesa da parte degli Stati Uniti d’America o è un tentativo di occupare l’area per togliere la possibilità alla Federazione russa di accedere ai quei territori ad oggi fortemente contesi?
Chi è realmente il carnefice?
Al momento non è ancora chiara la situazione ma ciò che è dato ormai per certo è che l’Artico sta diventando lo scenario per una nuova contesa geostrategica che ha come protagonisti le rotte marittime e le risorse polari.
È quindi possibile che l’attuale guerra tra Russia e Ucraina si possa spostare nell’Artico?
Si, perché? Perché l’artico è la nuova frontiera economica. L’invasione di Mosca ha messo fine a numerosi studi del permafrost, la colossale risorsa di carbonio globale che potrebbe essere rilasciato in caso di scioglimento dei ghiacci. Secondo lo stesso studio un quarto dei depositi naturali di gas e petrolio del nostro Pianeta si trova sepolto sotto il pavimento oceanico della regione artica. Rune Rafaelsen, sindaco di Kirkenes, sul sito di Ispionline rivela delle verità alquanto curiose: “La differenza tra i tempi della Guerra Fredda e i nostri è che allora, negli anni Settanta, l’Artico era il luogo della contesa, oggi è l’oggetto del contendere, quindi più pericoloso. La militarizzazione russa non è solo in chiave anti-Nato, ma è a difesa della ricchezza. L’Artico per la Russia è una polizza sulla vita”. Insomma, l’Artico potrebbe essere tranquillamente considerato il “bancomat” della Russia.
Ma perché l’interesse russo per questo territorio continua ad aumentare a dismisura?
Semplice, dopo l’annessione nel 2014 della Crimea le continue sanzioni dell’Unione Europea gravano all’economia russa e il continuo contrasto con la NATO ha spinto il Cremlino a investire e far sentire la sua presenza anche all’estremo nord creando una facile via d’accesso al commercio asiatico e probabilmente anche per bloccare le altre potenze mondiali nella conquista di quella distesa di ghiaccio che ad oggi sembra essere la terra promessa o, per i più sognatori, l’isola che non c’è.