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IL DISCORSO DI DRAGHI: «Sono un nonno al servizio delle istituzioni»



Come ogni anno, il nostro premier - Draghi per questo 2021 - ha risposto ad alcune domande in occasione della tradizionale conferenza stampa di fine anno organizzata dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti.


Draghi, durante la conferenza, afferma: «Il governo va avanti indipendentemente da chi ci sarà».


Sono forse queste le parole ad aver più destabilizzato la stampa e l'opposizione. Eppure sono queste parole responsabili e stracolme di passionale dedizione, di amore, di sincerità. Ovviamanete si è discusso di temi molto rilevanti sul piano nazionale, come il raggiungimento dei 51 obbiettivi del Pnrr, ma - a quanto pare - per alcuni, le parole non sono mai abbastanza.


"Due ore di autocelebrazione", è così che il leader di FDI, Giorgia Meloni, declassa il discorso dell'attuale primo ministro Draghi, tra consensi ed aspre polemiche sui social.


È questo l'annuncio di un fallimento personale o l'inizio dell'età dell'oro? Ovviamente posiamo sugli scaffali ogni libro fantasy prima di esprimere una qualsiasi primitiva forma di pre-concetto.


Abbiamo gradualmente lasciato con felicitazione i mesi tragici in cui Conte e Draghi venivano spesso e volentieri messi a confronto. Un paragone, questo, sicuramente privo di fondamenta e che non tiene in considerazione l'orientamento politico e neppure il differente contesto storico che lo riguarda. Ma tutto questo è ancora una volta comprensibile.


Conte, fiero uomo di centro-sinistra, ha gestito la pandemia tra le migliaia di sezioni oscure relative alla ricerca scientifica all'epoca operante; Draghi, uomo di centro-destra, ben calato in un'Italia attiva dal punto di vista vaccinale, aveva invece il tavolino del resoconto politico già bello e pronto: infatti è riuscito a portare a casa un punteggio record, con l'Italia nei primi posti tra i paesi che hanno resistito meglio al covid.


Un paese benestante, è vero, sia dal punto di vista economico che vaccinale, tanto è che l'Economist ha incoronato il nostro come "paese dell'anno". Un bel traguardo, questo è sicuro.


Per intenderci, elogiare troppo Draghi - però - è un po' come elogiare Salvini - quando era ministro degli interni - riguardo alla riduzione degli sbarchi durante il periodo di magra degli sbarchi. Ma tuttavia Draghi - per fortuna nostra - non è Salvini, ed infatti l'idea di "autocelebrazione" presa in esame dalla Meloni resta di ignota provenienza.


Avremo modo di valutare ed osservare minuziosamente ogni azione generata dalla sua politica, affinché non si ricordi Draghi solo come l'economista che ha salvato l'euro, ma anche come un nonno al servizio delle istituzioni. Umile e meritevole.

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