Il ponte di Genova, crollato nell’agosto 2018 facendo 43 vittime e molti feriti. Questa mattina alle ore 12, è stata posata, dopo meno di 2 anni dal crollo, l’ultima campata del nuovo ponte sul Polcevera, infatti, nemmeno il coronavirus ha fermato gli operai del cantiere di Genova che, con le dovute cautele, hanno continuato a lavorare giorno e notte. Questa mattina, erano presenti il premier Giuseppe Conte e la ministra dell infrastrutture De Micheli. Un ponte lungo 1.067 metri da 17.500 tonnellate composto da 18 pile.
«Lo Stato non ha mai abbandonato Genova. Lo abbiamo solennemente detto a poche ore dalla tragedia: ero già qui e abbiamo detto subito che Genova non sarebbe stata lasciata sola. Questa presenza è doverosa ma sono qui anche con grande piacere perché oggi suturiamo una ferita», ha detto Giuseppe Conte a Genova alla cerimonia.
«La ferita di Genova – ha aggiunto – non potrà essere completamente rimarginata perché ci sono 43 vittime e noi non dimentichiamo. I giudizi di responsabilità che sono nati da quella tragedia non si sono ancora completati e devono completarsi».
«Il modello Genova è un modello che viene utilizzato dalle aziende private da tempo. Si tratta solo di ammazzare la burocrazia». Lo ha detto il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione del ponte Marco Bucci arrivando al cantiere per il varo della 19/a campata del viadotto che completa la struttura in acciaio. «Il ponte non è finito, lo finiremo nei prossimi mesi – ha detto Bucci – ma oggi riuniamo le due parti della valle e questo è un grande risultato».
Lunedì sera, erano state accesse le luci della bandiera dell’Italia, proprio alla vigilia del completamento del ponte.
«L’Italia s’è desta, benvenuto ponte di Genova», scrive il governatore Giovanni Toti.
IMMAGINE PRESA DA IL SOLE 24 ORE
Il ponte di Genova «credo sia anche il simbolo di un’Italia che ce la fa a ripartire», ha detto il commissario per l’emergenza e presidente della Regione Liguria. «Credo che questo sia qualche cosa di più di un ponte. E’ utile a questo paese. È la dimostrazione che insieme possiamo fare tante cose».
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