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“La mia famiglia obiettivo numero due dei russi? Sono capaci di tutto”, racconta Olena Zelenska

La first lady ucraina, Olena Zelenska, ripercorre i quasi quattro mesi di guerra dalla notte in cui sentì le bombe in lontananza: “Mi sentivo dentro una realtà parallela – racconta – come dentro un videogioco”.

I rumori delle bombe in lontananza il 24 di febbraio, trovarsi da sola nel letto, vedere il proprio marito – il presidente dell'Ucraina Zelensky – vestito in giacca e cravatta in piena notte e le sue parole: "È cominciata". Inizia da qui il racconto di Olena Zelenska, first lady ucraina, nella lunghissima intervista rilasciata al Guardian. Inizia dalle prime bombe e dalla sensazione di "essere dentro una realtà parallela". La parola che ripete è "surreale", come "se stessi giocando a videogioco per il computer e dovessi superare determinati livelli per ritrovarmi a casa". E racconta il sorriso forzato sul viso, per non spaventare i due figli.


Zelensky ha detto tempo fa di essere stato indicato come obiettivo numero uno dalla Russia, la sua famiglia è il numero due: "È possibile fare pressioni sul presidente attraverso la sua famiglia – dice Zelenska – cerco di non pensarci, altrimenti divento paranoica". Poi l'intervista si concentra sulla storia della coppia, da quando si sono conosciuti da giovani in poi. E soprattutto sui temi seguiti dalla first lady in tempo di pace, per cui conta di continuare a spendersi: "Gli ucraini non sono abituati a chiedere aiuto agli psicologi – spiega – Siamo soggetti a ignorare la depressione o l'ansia. Abbiamo bisogno di una grande campagna pubblicitaria per dire alle persone che non è colpa loro se hanno bisogno di aiuto mentale".



Poi l'intervista si chiude com'è cominciata, con quella notte di fine febbraio: "Onestamente no, non potevo credere che sarebbe successo e non avevo nemmeno il passaporto pronto", racconta ancora Zelenska. Quanto all'essere il secondo obiettivo dei russi sottolinea: "Quando vedi i crimini spaventosi che hanno commesso, pensi che siano davvero capaci di tutto". E sulla salute mentale insiste: "Nessuno vuole un Paese che abbia vinto, che abbia combattuto per la propria terra, ma che sia popolato da persone che non possono vivere normalmente. Ci sono grandi pericoli davanti a noi".


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