Articolo a cura di Sante Cristofaro
Era il 14 Settembre del ’91 quando uno squilibrato armato di martello colpí ripetutamente il piede sinistro della statua simbolo del rinascimento in Italia. Definito dai giornali come un artista mancato, Pietro Cannata, fu l’artefice di folli gesti che ancora oggi facciamo fatica a comprendere appieno. Malattia psichica o mera fantasia di protagonismo? Questo non ci è tuttora dato saperlo. Benché minimi, i danni apportati al David assunsero dei connotati molto particolari, difatti, nel lontano ’91, il direttore del museo Antonio Paolucci disse che “L’impatto morale, indipendentemente dal danno, resta.
La statua più famosa del mondo è stata danneggiata“. Da un punto di vista tecnico, il secondo dito di un piede non rappresentava un grande ostacolo per i restauratori, tuttavia i danni morali di quella scelta ci invitano, ancora oggi, a riflettere ulteriormente. Eppure il nostro artista da strapazzo non si fermerà. Nel ’91 a Firenze, nel’93 a Prato, dove se la prese prima con «Le esequie di Santo Stefano» di Filippo Lippi e poi, pochi mesi dopo, con «L’adorazione dei pastori» di Michele di Raffaello delle Colombe. Sarà forse stata una trovata propagandistica? Sta di fatto che il Paolini della situazione resterà per sempre oggetto di riflessione.
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