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The future of recycling

Durante una ricerca per la compagnia Biohm, la professoressa Samantha Jenkins ha fatto una scoperta a dir poco straordinaria che potrebbe rivoluzionare il nostro pianeta. Il suo studio consisteva nel valutare una serie di ceppi di funghi per dei pannelli isolanti a base biologica. Ma con grande sorpresa dei ricercatori, il fungo affamato ha divorato la spugna di plastica che avrebbe dovuto sigillare l’organismo eucariote. A causa di questa scoperta, la Biohm ha deciso di cambiare il suo progetto iniziale per dedicarsi al potenziamento del ceppo di questo fungo che potrebbe aiutarci a risolvere il problema della plastica. 

Questo materiale, seppur vantaggioso per l’uomo, è molto difficile da riciclare. La maggior parte della plastica viene bruciata oppure gettata in mare. Pensiamo ad esempio al PET che è una tipologia di plastica molto diffusa, utilizzata soprattutto per le bottiglie, ma è molto difficile da riciclare. Dunque la domanda che si fanno i ricercatori è se i metodi biologici potrebbero essere una risposta?

Al momento non abbiamo nessuna certezza, ma come ha affermato la dottoressa Joanna Sadler dell’università della scuola delle scienze biologiche vi è un grande potenziale in questa scoperta. Oltre ai funghi si sta mirando anche ad un altro tipo di riciclo chiamato “riciclo enzimatico” che sfrutta la capacità di alcuni enzimi di degradare la plastica. L’obiettivo principale dei ricercatori è quello di rendere tutto questo sistema più efficiente e più accessibile al commercio mondiale.

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